Mattina di metà settembre, qualche raggio di sole che fa capolino tra le nuvole. Con 24 gradi fa ancora piacere stare fuori con i cani e pensi di approfittare di questo meteo e di qualche ora libera per portare il tuo cane a fare una passeggiata.
Il tuo cane non è un cane qualunque: è un cane anziano.
14 anni, l’udito che fa un po’ cilecca, l’artrosi che blocca le zampe e lo rallenta un po’. Fanno male le anche e un po’ la cervicale, ma il naso no. Il naso funziona bene e la voglia di seguire gli odori, la curiosità per i posti ancora inesplorati, quelle ci sono ancora.
Decidi per la passeggiata lungolago: 10 minuti di auto, tutta in piano e tante piante che fanno ombra. Guinzaglio, borsa, scarpe comode, orologio al polso, telefono, chiavi. Ok c’è tutto.
Arrivi, guardi l’ora come se fosse un appuntamento di lavoro, aiuti il cane a scendere dalla macchina e ti incammini verso l’acqua.
Mentre ti allontani dal parcheggio per raggiungere aiuole e pavé ti rendi conto di quanto la curiosità sia un motore portentoso. Quel cane sembra dimenticarsi per un attimo l’età e si attiva andando a destra e sinistra per annusare tutto il possibile, controllare ogni palo e ogni angolo, quella curiosità che mette in moto muscoli e articolazioni un po’ arrugginite come se fossero state appena oliate.
E così percorri i primi metri, forse una cinquantina, poi ti accorgi che cambia il ritmo, cambia la motivazione. Quel cane che fino a qualche anno fa correva in montagna per chilometri, che si lasciava travolgere dalle novità e dalla voglia di esplorare, oggi chiede di rallentare un po’, oggi si ferma più spesso, molto più spesso, la stanchezza comincia ad avere la meglio sulla sua curiosità.
Ed improvvisamente ti trovi proiettata in un mondo antico, un mondo fatto di tempi e modi che avevamo dimenticato da tanto.
La tua mente, condizionata dai rimi frenetici delle vita di tutti i giorni stride con questa nuova dimensione. Non contano più, la meta che volevi raggiungere, l’orario di rientro, le cose che pensavi di fare. Ti devi fermare.
Il tuo cane ha bisogno di camminare piano, pochi passi, giusto quelli che gli permettono di arrivare al cespuglio successivo per fermarsi di nuovo ad annusare l’intera gamma di odori che sono stati depositati da chissà quante creature passate di lì.
Poi si aspetta. Non sai quanto, lui ha bisogno di fermarsi, avere la possibilità di guardare avanti e decidere quando se la sente di proseguire per un altro pezzo il percorso.
E così ti accorgi che quello che dovrebbe essere una cosa normale non la sai più fare: aspettare.
Fermarti, osservare il mondo attorno a te, respirare e renderti conto che guardare l’orologio che porti al polso non è più così essenziale. Non è nemmeno così interessante. Impari di nuovo a goderti i momenti, incroci lo sguardo di quel cane che conosci da sempre e ti sembra ti sorrida, quasi a dirti grazie per essere riuscito a fermare il tempo, per provare di nuovo a godere degli attimi e così sorridi anche tu.
Sorridi e pensi che abbiamo perso nella nostra corsa quotidiana delle cose che dovrebbero appartenerci per eredità: la pazienza, la capacità di aspettare, la capacità di gioire per cose semplici.
Uno schiaffo, sì sembra proprio uno schiaffo alla nostra cecità.
Spegni il cellulare, togli l’orologio, impari a rallentare il passo, ti lasci portare dal ritmo dell’altro, e scopri che non avevano proprio nessuna importanza tutte le cose che pensavi di fare in quell’ora, e non aveva nessuna importanza il dove pensavi di arrivare. Dedicare quei momenti, la tenerezza e l’attenzione al proprio cane in quella mattina di settembre ti sembra improvvisamente la cosa più tenera e vera che hai fatto negli ultimi tempi.
Improvvisamente scopri anche che riesci a vedere cose nuove, conosci persone che correndo non avresti avuto nemmeno il tempo di notare.
Dovremmo tutti imparare di nuovo a rallentare, aspettare, respirare, aver pazienza, osservare, condividere e godere gli uni degli altri senza pretese e senza attese.
Quanto potrebbe insegnare una passeggiata con un cane anziano a molte persone oggi…chissà che non possa diventare un’occasione per tutti i cani di una certa età che avrebbero bisogno di più attenzione.
Volevo ringraziare il mio cane anche per questo.